Dopo quasi cinquant’anni torna al cinema, ma solo per tre giorni, quello che forse è stato l’ultimo film-concerto, che tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70 ha raccontato l’epopea del rock storico, sulla scia di Woodstock, Monterrey, Jimi Hendrix At Berkeley, Pink Floyd At Pompei, Yessongs, Picture At An Exhibition, Cream Last Concert e pochi altri.
The Song Remains The Same, a quell’epoca, fu un evento grandioso, poiché non esistevano testimonianze discografiche ufficiali dei Led Zeppelin dal vivo, non avevano ancora fatto un disco live, a differenza di altre band hard, come i Deep Purple, che, con Made In Japan, sfondavano già da un po’ le casse degli impianti stereo casalinghi.
E, al di là delle sequenze immaginifiche di Plant e Jones, cavalieri senza macchia né paura, l’ascesa rivelatrice di Page l’Eremita, le scorribande motoristiche di Bonham e le fantasie gangster del manager Peter Grant, che trapuntavano la narrazione musicale, le riprese della band in azione al Madison Square Garden di New York nel luglio del 1973 (il film uscì nel ’76 dopo una fase di lavorazione travagliatissima con la sostituzione del regista, beghe legali e compromessi) sono la testimonianza della potenza e abilità dei quattro musicisti che, al quinto album, Houses Of The Holy, avevano raggiunto il massimo della popolarità in tutto il mondo: la voce di Robert Plant raggiungeva vette stratosferiche e profondità blues sconvolgenti; Jimmy Page semplicemente equipaggiato di potenti amplificatori Marshall e Orange (non poco, comunque), un pedale wha-wha (inimmaginabile al giorno d’oggi) e un Teremin (una vera novità d’avanguardia per il rock), con i suoi leggendari riff produceva una pressione sonora spaventosa; le linee di basso di John Paul Jones, assieme alle sue tastiere (un Hammond B3, un piano Fender Rhodes MKI e poco altro), erano il punto di riferimento armonico e ritmico imprescindibile; la granitica scansione di John Bonham colpiva allo stomaco e incorniciava un’orchestrazione che non aveva rivali nell’ambito dell’hard-rock in termini di impatto e coinvolgimento fisico ed emotivo. Pietre angolari del rock come Black Dog, Heartbreaker, Rock ’n’ Roll, Stairway To Heaven, Moby Dick, Since I’ve Been Loving You, Dazed And Confused, Rain Song, la title-track e, naturalmente, Whole Lotta Love, più psichedelica ed erotica che mai, assumevano forme inedite, grazie alla capacità improvvisativa e allo slancio creativo e appassionato del collettivo inglese.
Ora The Song Remains The Same, nella versione originale del ’76 e non quella ampliata uscita in DVD nel 2007, ritorna al cinema rimasterizzato (un lavoro sulle tracce originali curato personalmente da Jimmy Page) in sale sezionate solo il 25, 26 e 27 marzo.
Giulio Cancelliere